Auguri di Buon compleanno a tutti!

http://www.youtube.com/watch?v=D_wCc_YI7Kw

L’Amico Albero che vive, ed intanto scrive libri e gira film, ha compiuto 70 anni.  Vi giro il suo breve racconto della prima parte di viaggio nel vivere, perché possa, se lo vorrete, contaminare anche il vostro.

Mi scappano poesie e battute, ormai lo sapete, questa è quella che m’è scappata per l’Amico Albero di anni 70:

Uovo, perché pieno in tutto il suo tessuto

Pianta, perché vera e ancorata nelle sue radici

Mare, perché orizzonte di se stesso

Uomo, perché onesto con se stesso

Eterno, perché sincero

Di passaggio, perché resti

Coraggio perché alberghi, un po’ in me e un po’ in te

E la Kirghisia viva nei nostri gesti.

Auguri Silvano!

DIARIO AZZURRO n.229 del 25.03.2008 di SILVANO AGOSTI

Vivere o esistere?

Sarei grato a me stesso se riuscissi a comunicare i dati elementari di una vita serena. Molti mi chiedono un pensiero sul fatto che per la prima volta il giorno del mio compleanno coincide con la Pasqua.
Effettivamente a Pasqua, il 23 Marzo 2008, ho compiuto 70 anni. E’ un “evento meraviglioso” in quanto sono riuscito a viverli tutti, questi anni, mettendo al primo posto il bisogno di libertà e di vita per avvertire la creatività pulsare insieme al mio cuore.
Così il 23 marzo di ogni anno compio non soltanto l’età raggiunta, ma simultaneamente tutte le età che ho attraversato nella vita.
Così ogni giornata è un intero percorso di vita, dal risveglio del mattino al sonno benefico della sera.
Ogni giorno, di ora in ora, affiorano tutte le età trascorse e “miracolo” perfino le età che verranno e che mi restano da vivere.
Ci sono momenti in cui emerge l’età dell’infanzia o dell’ado-lescenza e della maturità e infine dell’età estrema, quella in cui, assopirsi nell’eternità, diviene non solo un desiderio benefico ma addirittura un diritto.
Come è possibile tutto ciò in una realtà apparentemente così oppressiva e feroce come quella descritta dai telegiornali di tutto il mondo?
Semplicemente coltivando il senso della preziosità estrema di ogni essere umano e quindi di ognuno e conseguentemente estendendo sempre più la coscienza della propria preziosità.
Se qualcuno mi chiedesse di raccontare la fiaba meravigliosa della mia vita forse, in poche parole, direi così.
C’era una volta (e per fortuna c’è ancora) un bimbo che, come tutti i bimbi della terra, giocava dalla mattina alla sera. Gli adulti erano distratti dalla follia della guerra e non potevano occuparsi di lui. Poiché le scuole per via della guerra non c’erano, il bimbo ha potuto continuare a giocare indisturbato e nessuno più è riuscito a convincerlo che possa esistere gioco più straordinario del semplice vivere. Crescendo quel bimbo ha esplorato il mondo, senza denaro ma sempre con la voglia di giocare alla vita. Da allora non ha mai smesso di giocare dedicando al lavoro, qualsiasi attività facesse, non più di tre ore al giorno.
Il gioco della vita comprende il gioco della creatività, il gioco dell’amore, il gioco dell’amicizia, il gioco della coscienza sociale,
il gioco del pensiero. Ecco perché il gioco permanente è il segreto della mia vita e la vita è il semplice segreto dei miei giochi.
Tutto il resto è solo “esistenza”.

*****************************************************

Quando me ne sono andato di casa a 17 anni il primo pensiero che mi ha offerto la libertà è stato questo:
Voglio imparare a vivere in modo tale che se tutti vivessero come me la terra sarebbe finalmente un paradiso.
Domenica ho compiuto gli anni e, in sede inesorabile di bilanci, ho scoperto che affettivamente da molti anni la vita mi offre una calda serenità permanente, proprio quella che sembra mancare ai miei simili.
Allora forse ho imparato a vivere. Ma come fare per comunicarlo a tutti quelli che incontro?
Poi ho pensato che se così facessi sarebbe un vero e proprio disastro in quanto solo tacendo ed essendo si può comunicare veramente.
Allora mi ha invaso una grande gioia e ho pensato
Quanto era straordinaria la certezza che porto in me sulla possibilità di “vivere”, anche e perfino in una società di morte come l’attuale.
Ho scoperto che gli esseri umani hanno bisogno di poche cose per essere felici. Una casa da abitare, un buon cibo da mangiare, un lavoro contratto nel tempo
(non più di tre ore al giorno) tanti amici, buoni libri da leggere, amichevoli praterie da attraversare.
Per ottenere tutto ciò basterebbe metà del denaro che viene speso per le medicine usate per curare le malattie prodotte dallo sconforto di non avere né casa, né amici, né cibo gradevole e gratuito.
Nella mia scelta di libertà mi sono subito regalato una casa, ovvero , dopo essermi procurato un sacco a pelo, ho scelto il mondo come abitazione e me la dormivo beatamente, ovunque arrivassi facendo l’autostop.
Poco a poco mi sono abituato talmente bene, considerando il mondo come la sola legittima abitazione che, dopo molti anni, quando ho potuto trovare una casa fatta di muri, finestre e porte, mi è capitato di non riuscire a vivere se non lasciando la porta di ingresso permanentemente aperta. La chiudo solo quando a tarda sera chiudo gli occhi e appena mi alzo, al mattino, la schiudo.