Transizione: Programma Incontri Monteveglio 2009

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dal Migliore Amico dell’uomo Cristiano Bottone

 

Ciao a tutti,

 il 2009 sarà probabilmente un anno di svolta per tutto il mondo e speriamo che veda il movimento di Transizione estendersi e produrre gradevoli cambiamenti anche in Italia.

A Monteveglio abbiamo intenzione di lavorare molto e cominciamo con questo programma di incontri che ci accompagnerà nella prima parte del 2009.

Segnatevi gli appuntamenti ricordando che il primo, quello di sabato 17, è in qualche modo una premessa a tutti gli altri, sarebbe quindi meglio non perderlo.

 

C A L E N D A R I O

 

17 gennaio 2009
UGO BARDI
Presidente ASSPO Italia – Prof. UniFi

Il futuro dell’energia, il nostro futuro
L’energia fossile si sta esaurendo, il clima si sta modificando, il sistema economico annaspa, le conseguenze sono già tutte qui e cominciano a influire pesantemente sulle nostre vite: possiamo comunque immaginarci un futuro felice? E come potrebbe essere?

ore 17:00 – 19:00
Monteveglio – Centro S. Teodoro

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31 gennaio 2009
SERGIO PALMIERI e FILIPPO MARINI

Monteveglio e il suo giacimento di energia
Possiamo ricavare energia pulita e rinnovabile dal bosco? Immaginiamo un primo passo verso una felice e sostenibile autonomia energetica.

ore 17:00 – 19:00
Monteveglio – Centro S. Teodoro

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Febbraio (data da definire*)
GIORGIO CELLI
Etologo e Entomologo – Prof. UniBo – Divulgatore

Biodiversità: la nostra polizza di garanzia sul futuro
Un patrimonio inestimabile che dobbiamo riscoprire e imparare a proteggere per garantirci sicurezza e futuro.

orario da definire
Monteveglio – Centro S. Teodoro

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21 febbraio 2009
MARIA LUISA BISOGNIN
Architetto – Accademia italiana di Permacultura

Un altro modo i pensare il mondo: la permacultura
Possiamo vivere in modo sostenibile riconoscendo finalmente di essere parte della natura? C’è un modo per riprogettare le nostre città e le nostre abitudini smettendo di distruggere l’ambiente?

ore 15:00 – 19:00
Monteveglio – Centro S. Teodoro

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27/28/29 Marzo 2009
GERARDO DE LUZEMBERGER
Scuola Superiore di Facilitazione di Milano

Training per facilitatori di Open Space Technology
Corso specialistico Transition Italia.

Fino a 30 partecipanti. Iniziativa con quota di iscrizione*

Monteveglio – Centro S. Teodoro

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21 marzo 2009
MARILIA ZAPPALA’
Associazione Basilico – Accademia italiana di Permacultura

L’orto sinergico
Coltivare con meno fatica, senza disturbare il terreno e rispettando la natura.

17:00 – 19:00
Monteveglio – Centro S. Teodoro

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Giugno (data da definire*)
LUCA MERCALLI
Climatologo – Presidente della Società di Metereologica Italiana

Che tempo farà?
Stiamo cambiando il clima, cosa è già cambiato e cosa cambierà.

Orario da definire
Monteveglio – Centro S. Teodoro

Negli incontri cercheremo di lasciare ampio spazio al dialogo tra gli ospiti e il pubblico per arrivare al cuore dei temi trattati. Il filo conduttore sarà comunque il nostro futuro di comunità, i problemi che dovremo affrontare e il modo di trasformare questi problemi in opportunità di cambiamento.

Abbiamo poco tempo, vorremmo quindi chiedere l’aiuto di tutti per diffondere il calendario delle iniziative.

Passate parola!

 

* Per gli aggiornamenti e le puntualizzazioni sui vari incontri restate “sintonizzati” sui nostri blog:

http://transitionitalia.wordpress.com

http://ioelatransizione.wordpress.com

http://montevegliotransizione.wordpress.com

 

Parola al Petrolio

Ne abbiamo sentite tante sul picco del petrolio: “Finisce tra sei mesi… no, un anno… due… venti… non finisce ma sarà così caro estrarlo che non lo si estrarrà più.” Nessuno lo sa con certezza, perché viviamo in una realtà fatta di tanti sistemi complessi che si condizionano vicendevolmente. Ma tutti sanno che quel giorno arriverà perché il pianeta terra è un sistema finito, e le risorse fossili non si rigenerano alla svelta.

Ma lui il petrolio, proprio lui non ci ha mai detto niente, lui proprio lui in persona, non un esperto o un economista, proprio lui, il petrolio! Che dice? Dite che non parla? Sentite un po’ che m’è successo…

Sonno disturbato stanotte. Un magma nerastro me ne diceva di cotte e di crude. Mi poneva di fronte ai miei sbagli e ai miei limiti. Un magma nerastro? Mentre mi rigiravo nel letto col giogo dell’angoscia al collo, mi son definitivamente svegliato, alzato. Era presto, molto presto. Tra le 4.30 e le 5 meno 1/4. Andando in bagno a far pipì ho poggiato i piedi in una strana cosa molliccia e appiccicosa. Non ho fatto in tempo ad accendere la luce che s’è come compattata parandosi verticale dinnazi a me. Me ne ha dette quattro e così come era apparsa s’è dissolta. Io basito non ho potuto che chinare il capo e far quel che dovevo, pipì.
Cosa mi ha detto?

Ecco:
Sto finendo, non ti preoccupare.
Dopo di che indietro dovrai tornareo solo guerre avrai da fare.
Ma tu non ti turbare continua a lavorare
e mettiti musica nelle orecchie per non stare a pensare.
Tra un po’ la tua vita tornerà normale, naturale.
Sempre che tu non ti ostini a pensare
che è questo il mondo reale.
Fabbriche, auto, guerre, rifiuti, scorregge di vacca,
nucleare, bombe, energia, tecnologia
non c’è niente di giusto e niente di sbagliato,
alla lunga è l’utilizzo che fa la differenza.
E tu avevi un dono, la tua intelligenza e la mia potenza.
Certo mi hai anche usato bene,
tanto benessere non sarebbe mai stato possibile,
ma lo hai impiegato solo per un quarto del creato.
L’agricoltura industriale, il mito del cibo per tutti.
Miraggi, bugie, utopie,
possibilità reali che tu uomo hai voluto sprecare
per la tua brama di superarti e diventare immortale.
“È Mio” il grande male!
Raggiunto il picco siamo in discesa,
Hubbert l’aveva detto. Buon Hubbert non mente…
E allora ci sarà una grande, ennesima guerra,
e sta volta sarà per davvero globale.
A cosa serve altrimenti lo scudo spaziale,
davvero a difenderci dal turista interstellare?
Indietro non si torna, avanti si deve andare,
lo dice il politico e l’industriale.
Gaia è un colabrodo questa è la verità.
Se ti preparerai per tempo potrai fare a meno di me senza alcun tradimento.
Ma se continuerai la tua folle corsa verso l’oro demolirai ogni punto di ristoro.
Chi ero? Chi sono?
Il fluido denso color pece che ti ha cambiato la vita.
Quello che impasti ed hai un bicchiere di plastica tra le dita.
Quello che raffini e lasci scuro per andare in giro,
al mare, a pescare, dove cazzo meglio ti pare.
Sono quella melma che ha cancellato dalla storia la canapa.
Sono quella pozza sporca che si sparge nel maree non lascia scampo a nessun animale.
Sono il liquido nero che finalmente ti poteva liberare
ma la corsa a farti dio supremo e punitore
solo al mio monopolio ti ha fatto pensare.
La soluzione sta nel piccolo, nella felicità non indotta,
nel diversificare energia, nel sapere e far circolare,
nel condividere e amare.
Tuo fratello muore e non lo stai ad ascoltare.
Presto sul mio Suv, è tardi devo andare.

Arcano Pennazzi – Mi cascano Poesie che non trattengo – Editrice “non c’è ancora”…

Cos’è la Transizione?

Dal Blog di Cristiano Bottone:

Cerco di descriverla in poche parole: la Transizione è un movimento culturale impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall’attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza.

Analizzando più a fondo i metodi e i percorsi che la Transizione propone, si apre un universo che va ben oltre questa prima definizione e fa della Transizione una meravigliosa e articolatissima macchina di ricostruzione del sistema di rapporti tra gli uomini e gli uomini e tra gli uomini e il pianeta che abitano.

Sotto un’apparenza semplice e pragmatica si nasconde un formidabile strumento terapeutico dei tanti mali che affliggono il mondo industrializzato, uno strumento che ho appena iniziato ad esplorare e che mi sembra tra i più promettenti a nostra disposizione.

ROB HOPKINS

Transition è un movimento culturale nato non più di due anni fa in Inghilterra dalle intuizioni e dal lavoro di Rob Hopkins, un guru davvero improbabile.

Tutto nasce quasi per caso nel 2003. In quel periodo Rob insegnava a Kinsale e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse stato più economico e largamente disponibile.

Voleva essere un’esercitazione scolastica, ma quasi subito tutti si resero conto del potenziale rivoluzionario di quella iniziativa. Quello era il seme della Transizione, il progetto consapevole del passaggio dallo scenario attuale a quello del prossimo futuro.

COM’È IL NOSTRO MONDO

L’economia del mondo industrializzato è stata sviluppata negli ultimi 150 anni sulla base di una grande disponibilità di energia a basso prezzo ottenuta dalle fonti fossili, prima fra tutte il petrolio. Più in generale il nostro sistema di consumo si fonda sull’assunto paradossale che le risorse a disposizione siano infinite.

Le conseguenze più evidenti di questa politica sono il Global Warming e il picco delle risorse, prime tra tutte il petrolio, una combinazione di eventi dalle ricadute di portata epocale sulla vita di tutti noi. Ci sono molti altri effetti che si sommano a questi, inquinamento, distruzione della biodiversità, iniquità sociale, mancata ridistribuzione della ricchezza, ecc.

La crisi petrolifera appare però la minaccia più immediata e facilmente percepibile dalle persone. Rob intuisce che è più semplice partire da questo punto e arrivare agli altri di conseguenza, un’intuizione che è probabilmente alla base della fulminea diffusione del suo movimento.

RISCOPRIRE LA RESILIENZA

Ma Rob è anche e soprattutto un ecologista e ha passato anni a insegnare i principi della Permacultura. Da questo suo background deriva la sua seconda intuizione: applicare alla logica della sua Transizione il concetto di resilienza.

Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. La resilienza è la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni.

La società industrializzata è caratterizzata da un bassissimo livello di resilienza. Viviamo tutti un costante stato di dipendenza da sistemi e organizzazioni dei quali non abbiamo alcun controllo. Nelle nostre città consumiamo gas, cibo, prodotti che percorrono migliaia di chilometri per raggiungerci, con catene di produzione e distribuzione estremamente lunghe, complesse e delicate. Il tutto è reso possibile dall’abbondanza di petrolio a basso prezzo che rende semplice avere energia ovunque e spostare enormi quantità di merci da una parte all’altra del pianeta.

È facile scorgere l’estrema fragilità di questo assetto, basta chiudere il rubinetto del carburante e la nostra intera civiltà si paralizza. Questa non è resilienza.

I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).

Lo fa con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità. La dimensione locale non preclude però l’esistenza di altri livelli di relazione, scambio e mercato regionale, nazionale, internazionale e globale.

LE TRANSITION TOWNS

Nascono così le Transition Towns (oramai centinaia), città e comunità che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione.

Qui si evidenzia il terzo elemento di forza del progetto di Rob Hopkins, quello che lui ha creato è un metodo che si può facilmente imparare, riprodurre e rielaborare. Questo lo rende piacevolmente contagioso, anche grazie alla forza della visione che contiene, un’energia che attiva le persone e le rende protagoniste consapevoli di qualcosa di semplice e al contempo epico.

Possediamo tutte le tecnologie e le competenze necessarie per costruire in pochi anni un mondo profondamente diverso da quello attuale, più bello e più giusto. La crisi profonda che stiamo attraversando è in realtà una grande opportunità che va colta e valorizzata. Il movimento di Transizione è lo strumento per farlo.

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Per un ulteriore approfondimento leggi in ordine questi post:

Devo darvi due notizie

Si comincia dalla testa

Picco del Petrolio e Riscaldamento Globale

Dei se e dei ma

Verso il cuore

Rilocalizzazione delle risorse

Economia e moneta locale

Riqualificazione delle persone

Riduzione del fabbisogno energetico

Jacopo Fo interviene all’Incontro di Transizione

Cos’é la Transizione?

Pigia qui!

Un resoconto dell’incontro di Transizione tenutosi ad Alcatraz?

Pigia qui!

Cronaca di un tranquillo week end di paura: la transizione è qui!

Il picco del petrolio è alle porte, il pianeta allo stremo. Di fronte alle crisi finanziare, al continuo aumento dei prezzi del cibo e dell’energia e alla nostra totale dipendenza da una sostanza in via di esaurimento le alternative sono due: deprimersi o reagire. Il movimento della transizione cerca di guidare le città verso un mondo indipendente dal petrolio. In Inghilterra e nel resto del mondo sono già sorte cento “transition towns”. Lo scorso week end qualcosa ha cominciato a muoversi anche in Italia. Terranauta non poteva mancare e in questo articolo vi propone la cronaca di un inizio. L’inizio della transizione italiana.

di Daniel Tarozzi

Mi dicono che anche in Italia è tempo di “transizione”, anzi mi precisano che è già cominciata. Mi convincono che è una cosa grossa. Obiettivo? Far diffondere anche in Italia i principi su cui si basano le “transition town” britanniche. Decido quindi di partecipare al primo incontro italiano che si è tenuto lo scorso week end ad Alcatraz, “la libera università” di Jacopo Fo.

Ma che cos’è questa transizione? È un tentativo di guidare il passaggio della nostra economia e del nostro sistema socio-culturare da un modello basato sulla dipendenza dal petrolio, sull’usa e getta, sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta e sulla distruzione delle relazioni sociali, ad un sistema basato su energie alternative, auto-produzione del cibo, filiera corta, solidarietà, rispetto, nuove relazioni, ma sopratutto consapevolezza e tanto tanto divertimento.

…continua qui!

Training per la Transizione 18/19 ottobre

18/19 ottobre 2008
Parco Regionale Abbazia di Monteveglio
Monteveglio – Bologna

Il primo Training italiano per la Transizione è confermato e si terrà a Monteveglio.
Si tratta del Training base che si consiglia di seguire a tutti coloro che vogliono far partire un’iniziativa di Transizione nella propria comunità (città, quartiere, comprensorio).
La partecipazione al corso è uno dei requisiti perché un’iniziativa locale di Transizione possa essere riconosciuta ufficialmente dal Transition Network internazionale. Ma soprattutto è un’occasione per prendere confidenza con i concetti, la filosofia e i metodi che la Transizione propone.
Gli istruttori saranno Sophy Banks (che parla abbastanza bene italiano) e Naresh Giangrande (che con l’italiano si arrangia) del Transition Network, tra i fondatori del movimento in Inghilterra e sviluppatori del percorso didattico che viene proposto durante il Training.
Saranno comunque affiancati da me e da Ellen Bermann (o comunque da qualcuno in grado di tradurre) per rendere le cose più semplici quando i temi si fanno complessi.
Entra qui per ulteriori informazioni.

 

 

WE ARE ONE

Sambuchi,

 sono sceso fresco dalle colline umbre ove ho partecipato presso la Libera Università di Alcatraz al primo congresso italiano sulla Transizione.

Di che si tratta!!? Siamo al picco, a breve sarà finito il petrolio, anzi, sarà altamente anti economico estrarlo, un altra fonte energetica che pronti via lo sostituisca non c’è, la crisi petrolifera a cascata farà crollare trasporti, commerci ed economia (questa già dà le prime avvisaglie di caduta libera), come se non bastasse Gaia è sempre più cagionevole, cosa facciamo noi piccole zanzarine per non cadere tutte stecchite?

Da due anni in Inghilterra e poi via via nel mondo si stanno propagando le Transition town, città in transizione, persone, comuni, città che ripensano i loro bisogni e attuano fattivamente strategie per tenere botta al picco. A furia di tener botta hanno scoperto che vivono meglio! Autoproducono cibo ed energia, consociano acquisti, sviluppano commercio locale agevolato da monete locali, organizzano mercati dell’usato, riscoprono la manualità, il fare prima del comprare, non paghi organizzano feste divertenti, mettono in circolo solidarietà, aiuto reciproco, socialità, rispetto ed ecologia. In buona sostanza vivono di più come cazzo natura comanda… e si rendono immuni al crash.

Incontro davvero fico, ampio, semplice e complesso nel contempo, disarmante anche. Lungo tutto il periodo del congresso sovente un pensiero si stagliava nel mio flebile comprendonio intento ad assimilare come una spugna “Ma di che cazzo stiamo parlando? Hanno trovato il modo per mettere insieme tutti i meglio saperi e non paghi li mettono pure in pratica!!? Davvero!!? Il mondo diventa un ecovillaggio!!? Costruiamo la Kirghisia colle nostre mani!!? Dai!! Da dove cazzo si comincia!!?” Nei prossimi giorni vedo di darmi e darvi risposta! Intanto il Movimento per la Transizione è nato anche in Italia.

Sicuramente è stato detto questo:

Per saperne di più:

Visita il blog di Cristiano Bottone sulla Transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/

Video sulla transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/filmati/

Cos’e’ la transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/cose-la-transizione/

Ecologia e Risparmio… una proposta veramente interessante!!

Il fine settimana che arriva i Vaniglia, la famiglia di cuori di panna spedita sul pianeta terra dall’isola che non c’è per prendersene cura, torna ad Alcatraz per partecipare al primo incontro italiano sulla transizione. Già che c’andiamo facciamo un po’ di spesa collettiva. Date un occhio qui dentro e scrivete pure il vostro ordine rispondendo a questo post. Vi ripropongo una vecchia mail di qualche hanno fa per presentarvi alcuni prodotti di risparmio energetico che potete installare a casa vostra.

 

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Ciao Amici!

 Questa non è la solita proposta stramba che i Vaniglia (Nicoletta, Andrea e Jacopo) sono soliti farvi per allietare le nostre serate.

Si parla molto spesso di ecologia e di risparmio energetico, per preservare il pianeta da immani sciagure e per risparmiare dal proprio portafogli che poi si traduce in risparmio collettivo. Ma non si sa che pesci prendere e cosa fare, ecco ti presento quattro prodotti: riduttori di flusso, lampadine a risparmio energetico, filtro a struttura composita e pannelli termoriflettenti che con un piccolo investimento ti faranno risparmiare un bel gruzzolino.

Non temere, io non diventerò ricco vendendo queste merci, ma tu risparmierai la metà dei soldi che attualmente spendi, utilizzeremo la metà di energia elettrica, riscaldamento ed acqua, il pianeta ne sarà lieto e tu sarai più buono.

 

Te li presento brevemente:

(il numero che precede il nome dell’apparecchiatura è il tuo riferimento per consultare la scheda tecnica allegata)

01. Riduttori di flusso per docce, rubinetti e wc
Una vera e propria “economia di risparmio” si ha installando i riduttori di flusso per rubinetti e docce. Dati alla mano: un solo riduttore da doccia del costo di 8 euro fa risparmiare circa 60 euro l’anno (utilizzo di 20 minuti al giorno), cui si aggiungono circa 70 euro l’anno dotando tre rubinetti di casa di riduttori di flusso. Qui il Totale del risparmio annuale tocca e supera i 130 euro l’anno (calcolo compiuto sulla base del consumo medio di una famiglia di 4 persone). Grazie a questi dispositivi si risparmia un fiume d’acqua! Altro prodotto è il riduttore del WC: il semplice inserimento di questo piccolo peso all’interno della vaschetta dell’acqua permette di risparmiare fino a 17mila litri in un anno, pari a 17 euro (l’acqua domestica costa mediamente 0,001 euro al litro). Per ripagare la spesa iniziale servono 6 mesi.

02. Lampadine a risparmio energetico
Ogni lampadina a incandescenza sostituita con una a risparmio energetico porta a un risparmio economico da 10 a 16 euro l’anno, a seconda della potenza delle lampade installate. Stimando che mediamente un appartamento abbia almeno 6 lampadine, il risparmio annuale è da 60 a 96 euro all’anno. La spesa iniziale si ripaga in un anno.

03. Filtro a struttura composita
Si stima che mediamente una famiglia di 4 persone spenda più di 250 euro all’anno per acquistare acqua minerale in bottiglia. Il risparmio che deriva dall’uso del filtro sottolavello è di 180 euro all’anno (250 meno il costo della cartuccia che si cambia una volta l’anno). Per ripagare la spesa iniziale serve un anno. E comunque impagabile è la comodità di non avere più il problema del peso delle ceste dell’acqua, del loro trasporto dal negozio a casa, delle bottiglie di plastica da portare al riciclaggio… Il filtro serve a render l’acqua più buona, togliendo l’eventuale sapore di cloro, ma l’acqua che scende dai rubinetti è già pura e controllata, molto di più di quella in bottiglia. L’importante è non consumare più plastica comprando bottiglie su bottiglie. Riempitevi quindi la bottiglia dal rubinetto e se l’acqua avesse un aspetto torpido è sufficiente che la lasciate qualche minuto “ferma” perché torni limpida.

Conclusioni
Beh, già da sole queste tecnologie permettono di risparmiare annualmente da 380 a 416 euro. E manca il risparmio dato dall’installazione dei 04. pannelli termoriflettenti, che è difficile da quantificare per le infinite variabili cui è soggetto: l’unico dato certo è un miglioramento tra il 5 e il 10% dell’efficienza termica del calorifero dietro il quale il pannello viene inserito.

Puoi scegliere se fare un investimento che nell’immediato ti porta a spendere più soldi ma con un risparmio che già ammortizzeresti entro l’anno o puoi scegliere pian piano di sistemare una tipologia di consumo alla volta.

Speriamo di non essere stati noiosi ma ci pare che l’argomento dovrebbe interessare tutti, perché buttare via soldi per niente non piace a nessuno.

Siamo disponibili per prove pratiche dimostrative con i riduttori di flusso, perché con tutte le boiate che si sentono in giro è normale che si sia scettici, è una cosa di un minuto che non sporca e non rompe.

PS: Ah, dimenticavamo: l’Ambiente ringrazia !!

Contro PS: Trovate tutti i prezzi pigiando qui dentro scorrete la pagina fino alla voce ACQUA E RISPARMIO IDRICO.

Omaggi

Coniugi Vaniglia

MOVIMENTO DELLA TRANSIZIONE

Zompettando nel blog di Jacopo Fo ho trovato un nuovo movimento che spero si fonda e trovi il modo di “fare rete” con l’associazione de “I comuni virtuosi“, col “Movimento della decrescita felice” e con le idee concrete che sto portando avanti col blog riguardo il GAS e il libro sull’autoproduzione.

Un altro movimento che nasce dal basso, dalla gente e per la gente, che si aggiunge a tutti questi di cui vi parlavo qualche mese fa. Un turbine di idee e ideali, un altro movimento di orientamento di sinistra che mi auguro non cada nel nulla, e non alimenti la dispersività che c’è a sinistra. La sinistra ha una vasta casistica di “cose” dell’uomo e per l’uomo da mettere a posto, la destra ha poteri forti da far rispettare, per questo la destra quaglia e la sinistra brancola…

Non esitate a scrivermi, parliamo, discutiamo, costruiamo insieme il mondo che vogliamo!

*** 

Ecco il movimento dei comuni che si danno strumenti concreti per affrontare l’emergenza. IL MOVIMENTO DELLA TRANSIZIONE.
E’ partita dall’Inghilterra l’esperienza concreta della creazione di nuove forme di economia locale.
Un movimento che si pone innanzi tutto il problema di organizzare l’autodifesa economica, energetica e alimentare contro la crisi del sistema petrolio.
E’ necessario che anche in Italia il Movimento metta al primo posto la TRANSIZIONE dal sistema del petrolio al sistema del buon senso. In diversi Paesi industrializzati in molti hanno gia’ fatto questa scelta. Centinaia di piccoli comuni stanno gia’ convertendo la loro economia. In Italia si parla soprattutto di organizzare cortei.

Perche’ abbiamo bisogno subito di un movimento che organizzi la transizione.
Un anno fa il petrolio stava a 70 dollari al barile, oggi il prezzo del petrolio si aggira intorno ai 140 dollari: e’ raddoppiato. Le derrate alimentari sono aumentate del 12-14%.
Sul mercato dei future gia’ si scommette sul prezzo del petrolio a 200 dollari a barile entro la fine del 2008. e’ importante comprendere che la nostra economia, il nostro stesso sistema sociale, non può reggere un prezzo del petrolio a 140 dollari e tantomeno a 200 dollari al barile. L’effetto di questo aumento del petrolio non si e’ ancora visto perche’ il mondo e’ pieno di merci prodotte quando il petrolio era a 18, a 30, a 70 dollari al barile.
Se a questi fatti aggiungiamo la crisi finanziaria e l’aumento dell’inquinamento e del consumo di petrolio in Cina, India, Indonesia e altri paesi emergenti nei prossimi mesi, abbiamo un quadro esplosivo. La crisi economica che, salvo miracoli, dovremo affrontare entro l’inizio del 2009 rischia di mettere in ginocchio l’economia e di colpire brutalmente i lavoratori.
Ascolto il Letta di sinistra su La7 che parla della crisi imminente e non dice nulla di praticamente utile: l’inflazione concordata, sulla quale si muoveranno gli adeguamenti all’inflazione degli stipendi e’ troppo bassa rispetto all’inflazione reale. Parole sante ma affrontiamo un’inondazione con una racchetta da tennis e un secchiello.
In Inghilterra invece e’ nato un movimento che cerca di combinare qualche cosa di concreto per ammonticchiare sacchetti di sabbia cosi’ da rafforzare gli argini dell’economia del popolo contro l’inondazione. L’obiettivo dichiarato e’ quello di creare un ammortizzatore contro una crisi che potrebbe essere violenta come quella del 1929.

Che cosa realizza in concreto il Movimento della TRANSIZIONE.
L’idea essenziale da cui parte questo movimento e’ che le comunita’ locali hanno una grande potenzialita’ di cambiamento: e’ possibile razionalizzando le economie locali in modo da creare benessere.
Questo movimento non ha nella sua agenda l’organizzazione di proteste di piazza, ne’ lo sviluppo di una semplice mobilitazione di opinione. Questo movimento ORGANIZZA LA TRANSIZIONE DI PICCOLE COMUNITA’ su scala comunale o di quartiere. E la cosa incredibile e’ che dopo appena due anni dall’inizio del Movimento sono gia’ centinaia le comunita’ che hanno iniziato la loro TRANSIZIONE.
La strategia della transizione si basa su 5 linee di azione che ogni singola comunita’ mette in pratica adattandole alla sua particolare situazione (che mille fiori fioriscano!).

1- La rilocalizzazione delle risorse fondamentali della comunita’ (cibo, energia, edilizia, sanita’, oggetti d’uso primario).
Si tratta di analizzare le ricchezze della propria comunita’ e costruire un piano di transizione che miri al massimo dell’autonomia. Ad esempio a Totnes, ridente citta’ del sud ovest dell’Inghilterra, sull’estuario del Dart, dove da decenni si sono piazzate alcune comunita’ ecologiste, si e’ riusciti a coinvolgere buona parte della popolazione in un’impresa colossale. Si sono sviluppati orti familiari su terreni pubblici e privati, sono stati piantati un gran numero di alberi fruttiferi (noci, castagni) nei parchi pubblici e nei viali, i balconi delle case sono diventati orti pensili, si sono sviluppate fattorie collettive nelle campagne intorno alla citta’, i contadini, gli artigiani e le piccole imprese sono state incoraggiate a produrre tenendo conto dei consumi locali più che dell’esportazione. Oggi circa il 60% del cibo che si consuma in citta’ e’ ormai prodotto localmente. E contadini, artigiani e imprenditori si sono resi conto di quanto sia vantaggioso sviluppare prodotti che possono essere venduti direttamente sul posto senza dover essere gravati dei costi dei sistemi di distribuzione e trasporto a lungo raggio. Si passa direttamente dal produttore al consumatore saltando gli intermediari e smettendo di bruciare carburanti fossili.
La rilocalizzazione prevede poi di intraprendere una serie di iniziative che valorizzino la ricchezza di merci e di prodotti sul territorio. Le nostre comunita’ sono piene di ricchezze lasciate ammuffire. La semplice organizzazione di mercati dell’usato e del baratto permette di reperire quantita’ enormi di tutti i beni primari. Abbiamo vestiti, forchette, frullatori, scarpe, mobili, lenzuola, pentole e cacciaviti sufficienti per i nostri bisogni per i prossimi 100 anni almeno. Per decenni la societa’ dei consumi ci ha indotto a comprare il superfluo e ad ammassarlo in armadi, cantine e soffitte. Tiriamoli fuori.
Analogo effetto di EMERSIONE DELLA RICCHEZZA lo avrebbe l’organizzazione di piccole imprese che si dedichino alla riparazione in loco degli elettrodomestici e al riciclo di moltissime merci che attualmente ci limitiamo a buttare via, magari solo perche’ hanno un graffio. Chi come me e’ appassionato a fare il giro dei cassonetti e a caricarsi in macchina poltrone e tavolini, ha idea del ben di Dio che la gente butta via insensatamente.
Rilocalizzare la produzione e’ un’azione essenziale nel processo di transizione dall’economia del petrolio all’economia verde. Solo se i beni di prima necessita’ saranno disponibili abbondantemente sul territorio eviteremo che la popolazione possa risentire oltremodo della crisi.

2- La ricostruzione di un florido sistema economico locale (chi gode dei soldi che guadagni?)
La ricchezza delle comunita’ si misura con due criteri: quanti beni autoproduce e come gestisce la propria ricchezza finanziaria.
Consociazione degli acquisti.
Innanzi tutto la semplice consociazione degli acquisti di beni e servizi può incrementare la ricchezza dei cittadini. Comprare tutti insieme cibo e beni essenziali vuol dire risparmiare. Comprare collettivamente auto vuol dire poi poter scegliere di organizzare a livello locale la conversione di auto a benzina in auto elettriche o alimentate dal gas prodotto localmente con biodigestori o gassificatori di scarti vegetali secchi. Comprare insieme telefonia può portare a creare reti wimax locali…
Investire localmente!
Una quota enorme del risparmio delle famiglie e degli utili delle imprese locali viene oggi investito in titoli di stato, fondi investimento o azioni di imprese lontane centinaia o migliaia di chilometri dal luogo dove viviamo.
La prima azione su questo fronte e’ quella di utilizzare il denaro degli abitanti di un comune per arricchire il luogo dove vivono. Investiamo i soldi qui, dove vediamo che uso ne viene fatto e possiamo essere più sicuri di non cadere nella rete dei furbi.
Ad esempio, possiamo creare un sistema nel quale i risparmi dei cittadini vadano a finanziare la costruzione o l’acquisto di case che verranno riscattate dagli inquilini tramite una rata di poco superiore a quella di un semplice affitto. In questo modo i nostri soldi sappiamo esattamente dove sono e a cosa servono. E aiutando tutti i miei concittadini ad avere una casa di proprieta’ do una mano a rendere più florida la mia comunita’, più sicure le economie familiari, meno probabile l’esplodere della violenza legata alla disperazione economica.
Oppure posso investire nello sviluppo di una rete di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che renda autosufficiente il territorio. E ancora posso investire nel miglioramento delle case dal punto di vista del risparmio energetico: isolamento dei tetti, tripli vetri, muri coibentati. Oppure posso ottenere di far risparmiare a tutti somme enormi con il teleriscaldamento (ogni abitazione ha un contatore del calore consumato e paga solo quello). E ancora, consociando i consumi e la produzione di elettricita’, posso creare un sistema nel quale ogni famiglia possa vedere quanto costa l’energia elettrica nelle varie ore del giorno sul mercato nazionale. In questo modo posso vendere l’energia autoprodotta nelle ore nelle quali costa di più e consumarla quando vale di meno. E posso anche dotare le singole case di elettrodomestici intelligenti che entrano in funzione quando l’energia costa meno (la lavapiatti si mette a lavorare di notte per conto suo, dopo aver controllato le quotazioni di mercato).
Un altro aspetto essenziale della creazione di economie locali solide e’ la creazione di monete locali.
Le monete locali permettono di creare meccanismi di doppio prezzo: se spendi denaro locale hai uno sconto sulle merci.
Il sistema del denaro locale può inoltre agire in sinergia con il sistema delle Banche del Tempo, grazie alle quali si può pagare un bene o un servizio tramite ore lavoro che diventano moneta locale che compra altre ore di lavoro. Cosi’ il pasticcere paga le lezioni di matematica per il figlio realizzando una torta per una persona che dipinge la casa di una persona che ripara la lavatrice al professore di matematica.
La potenzialita’ delle banche del tempo e’ stata ampiamente dimostrata durante la crisi economica argentina. Milioni di persone organizzarono la loro economia su queste basi.

3- La riqualificazione delle persone (quante cose sai fare che sono utili alla tua comunita’?)
Si tratta di realizzare un’analisi dei bisogni della comunita’ che potrebbero essere soddisfatti in modo autonomo e vedere in quali settori converrebbe avere più artigiani e professionisti. Quindi bisogna organizzare la formazione di queste professionalita’ riqualificando disoccupati e persone che al momento sono costrette ad andare a cercare lavoro altrove.
Una seconda iniziativa dovrebbe incentrarsi sulla valutazione di quali merci e servizi potrebbero essere prodotti localmente ed esportati nelle immediate vicinanze. Nel caso dei servizi che possono essere offerti via internet questo fattore della distanza diventa irrilevante. Sollecitare e sostenere la creativita’ della gente in questa direzione potrebbe essere una fonte di ricchezza e solidita’ per la comunita’. Oggi in Italia molti servizi non esistono proprio. Ad esempio, sarebbe utile per tutti se esistessero, come accade nei paesi anglofoni, imprese che forniscono informazioni di tutti i tipi a pagamento. Potrebbero poi nascere societa’ che offrano un servizio di assistenza legale, finanziaria, edilizia, culinaria, scolastica e valutazioni sulla qualita’ dei prodotti e i loro prezzi. In Italia esistono associazioni benemerite come Altro Consumo che informano sulla qualita’ dei prodotti ma non esiste un numero di telefono al quale posso chiamare mentre sto comprando un cellulare per avere consigli immediati senza dovermi andare a studiare tutto in rete (c’e’ un problema di interfaccia utente-servizio).
Ci sono decine di professioni che oggi si possono esercitare sul web: grafico, web master, correttore di bozze, insegnante, psicologo, scrittore commerciale, ricercatore, segretario. Ma intraprendere queste attivita’ non e’ possibile per i molti italiani che non hanno dimestichezza con la rete. Costituire portali dei Comuni che aiutano i cittadini a proporre in rete le proprie competenze professionali potrebbe sviluppare la soddisfazione di molti e la solidita’ economica della comunita’.
Si tratta solo di piccoli esempi di quel che si potrebbe fare nel settore del telelavoro che oggi nel mondo impegna milioni di persone mentre in Italia e’ solo agli albori.

4- La riduzione del fabbisogno energetico e l’uso attento delle risorse.
Razionalizzare la produzione e il riciclaggio dei rifiuti. Ad esempio, organizzando che nei negozi siano disponibili prodotti sfusi e alla spina.
La gestione razionale dell’immondizia e’ in molte citta’, anche grandi, una fonte di guadagno. Alimenta imprese che si dedicano al riciclaggio e permette di produrre energia elettrica e calore dal gas.  Questa soluzione sfrutta l’esistenza di meravigliosi batteri che si mangiano con volutta’ il pattume biologico e gli escrementi umani e animali all’interno di grandi silos. I batteri dopo aver mangiato scoreggiano in modo selvaggio e le loro scoregge, adeguatamente filtrate, diventano gas combustibile che alimenta generatori di corrente. Il calore che viene prodotto in questo processo serve poi per alimentare sistemi di teleriscaldamento. Esistono ormai migliaia di digestori di biogas realizzati in tutto il mondo. In Italia pochissimi.
Razionalizzazione dei consumi energetici: organizzare il risparmio energetico casa per casa (abbiamo gia’ accennato all’autoproduzione di energia e all’isolamento termico) e’ una fonte enorme di denaro risparmiato e migliora la qualita’ della vita e dell’aria. E da’ un maggiore confort: ad esempio, siamo abituati ad aprire l’acqua calda per farci la doccia e poi dobbiamo brigare per aprire al punto giusto anche la fredda per evitare di scottarci perche’ i sistemi domestici di produzione di acqua calda alimentati a gas o elettricita’ non permettono una regolazione efficiente della temperatura dell’acqua in uscita. I sistemi di teleriscaldamento e di produzione di acqua calda con pannelli solari termici invece permettono di avere acqua calda esattamente alla temperatura che si preferisce.
Un altro settore riguarda la costruzione di servizi di condivisione e consociazione. Mille famiglie che oggi possiedono mille lavatrici potrebbero risparmiare un pozzo di soldi creando centri dove si può lavare, asciugare e stirare collettivamente. Otterrebbero tecnologie più efficienti e veloci a costi dimezzati. Vestiti e biancheria più pulita a minor prezzo e più rapidamente. In tutto il nord Europa la maggioranza delle famiglie usa da decenni lavanderie di caseggiato o di strada.
Ma affrontare la programmazione ecologica del territorio di una comunita’ permette anche un’analisi dettagliata delle risorse disponibili, delle aree da bonificare, delle zone da convertire a bosco, a culture alimentari ed energetiche (biomasse) in modo che i cittadini ottengano un ambiente migliore dal punto di vista della salute, del benessere, dello svago e dell’autosufficienza.

5- Ma l’effetto combinato di tutte queste iniziative e di altre che la fantasia popolare sapra’ elaborare, va oltre i singoli risultati. Mettere in pratica queste misure sociali ed economiche non crea solo benessere. Innesca anche una rivoluzione culturale. Come dice Cristiano Bottone, uno degli alfieri del movimento della transizione in Italia, quello che cerchiamo e’: “Una rivoluzione che nasce dal basso, un percorso in cui la comunita’ individua e attua le soluzioni che ritiene più efficaci e progetta il proprio futuro partendo da piccoli gruppi di cittadini”.

Costruiamo in Italia il movimento della Transizione!
L’Italia, che verra’ colpita da una crisi economica ancor più grave che altrove grazie al dominio di una casta di politici irresponsabili, ha urgente bisogno che si sviluppi un movimento di comunita’ che inizino a realizzare un percorso di transizione verso l’economia verde.
L’organizzazione di un simile movimento pone problemi ben differenti dall’organizzazione di un comitato locale di difesa dell’ambiente o per l’organizzazione di attivita’ politiche o culturali.
La cosa che mi piace in particolare del Movimento per la Transizione e’ che gli inglesi lo hanno organizzato come una vera e propria impresa che forma quadri in grado di replicare le esperienze consolidate e idearne altre. La formazione tecnica e’ indispensabile per poter affrontare i problemi complessi che i 5 punti del programma della Transizione prevedono. Rendere più autosufficiente, razionale, solidale ed efficiente una comunita’ non e’ una questione che si affronta con le tradizionali chiacchiere da sede politica.
Bisogna avere capacita’ di comunicare, organizzare, progettare strutture economiche che poi stiano in piedi.
Vogliamo quindi muoverci in due direzioni: un convegno nazionale che permetta l’incontro di tutti coloro che in Italia si stanno interessando alla Transizione e un primo corso per OPERATORI DELLA TRANSIZIONE.

Convegno a Alcatraz (26-28 settembre). In questo convegno vorremmo confrontarci con le comunita’ locali che hanno gia’ intrapreso percorsi analoghi (comuni Virtuosi, gruppi di gestione di monete locali, gruppi di acquisto, Gas, eccetera) e con singoli che vogliono dar vita a esperienze simili.

Si trattera’ non di un semplice dibattito ma di un incontro di formazione nel quale i singoli gruppi porteranno l’esperienza pratica realizzata fornendo le chiavi tecniche per replicarla.

Dal venerdi’ alle ore 21,30 alla domenica alle ore 16. Il costo e’ di euro 250 in sistemazione base (camera a più letti).

Corso per Operatori della Transizione
Il 18/19 ottobre stiamo invece organizzando il primo Training per la Transizione in territorio italiano. Un corso riservato a sole 22 persone. Il corso verra’ tenuto da formatori provenienti dal Transition Network inglese e sara’ in lingua inglese. Lo scopo e’ di formare dal punto di vista tecnico e organizzativo coloro che hanno intenzione di dar vita a iniziative locali di Transizione. Si svolgera’ presso la Libera Universita’ di Alcatraz. 
Il costo, dal venerdi’ alle ore 21,30 alla domenica alle ore 16 e’ di euro 376 in sistemazione base (camera a più letti).

Jacopo Fo

PER APPROFONDIRE:

Visita il blog di Cristiano Bottone sulla Transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/

Video sulla transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/filmati/

Cos’e’ la transizione
http://ioelatransizione.wordpress.com/cose-la-transizione/